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Sushi, Poké e piatti thailandesi

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Giovani e anziani sempre più numerosi stanno conoscendo la realtà del sushi all you can eat, ma anche quello dell’asporto dai ristoranti cinesi, poké da mangiare al banco oppure al lavoro o con gli amici, offerte di ogni tipo con possibilità thailandesi e “contaminazioni” di ogni tipo… davvero di ogni tipo. Piatti bellissimi, colorati e super gustosi, che nascondono un’insidia: germi, batteri, parassiti, tossine, virus che provocheranno infezioni di vario genere, causate dal consumo di pesce poco fresco, ma anche dal riso contaminato e altri ingredienti tossici perché chimici o perché andati a male. Il potere delle enormi catene di ristorazione orientale e hawaiana si sta allargando a macchia d’olio in tutta Italia e nel resto del mondo, favorito dai prezzi eccezionalmente bassi, che garantisce a chiunque, inclusi adolescenti ma anche lavoratori dagli stipendi bassi, di poter consumare piatti abbondanti sul posto, in viaggio, a casa tutte le volte che si vuole, grazie alla comodità dei piatti e dei prezzi favorevoli. Tuttavia dobbiamo domandarci da dove nasca la possibilità di offrire piatti completi, e altamente abbondanti, a prezzi così minimi tanto che tutti, almeno una volta, ci siamo domandati: come fanno i ristoratori a sostenerne le spese? Partiamo dal fatto che molti ingredienti utilizzati nei ristoranti sushi/poké non sono chilometro zero, e neppure di origine italiana, ma neanche di origine naturale. Gli ingredienti scelti arrivano in Italia importati da territori in cui i singoli prodotti costano meno, così che i ristoratori, e soprattutto le grandi catene (come appunto i sushi all you can eat ma anche i poké) possono spendere meno e rivendere i prodotti a maggior prezzo. Le dubbie origini degli ingredienti ci permettono di capire che spesso e volentieri il pesce, come anche la carne, non è del nostro territorio, non è fresco, e non è neppure biologico. Se gli animali vengono nutriti con alimenti OGM e sintetici, la carne costerà molto meno, quindi i rivenditori potranno guadagnare di più, ma nessuno si interessa della salute dei clienti: la nostra vita dipende da ciò che mangiamo. La nostra salute è importante, ma al business industriale non interessa. Oltre pesce, carne e ortaggi di origine estera, non meno importanti sono tutti quegli ingredienti che consumiamo sul piatto bello e decorato, pensando siano preparati dallo chef in cucina, ma che in realtà sono alimenti confezionati, acquistati già pronti direttamente dalla Cina o da altri territori fra i più inquinati al mondo. Per esempio possiamo pensare allo zenzero marinato che abbonda nei piatti dei ristoranti cinesi e giapponesi, in particolare quelli all you can eat, dove lo zenzero è “gratis” o meglio incluso nel prezzo, perciò se ne può ordinare in grandi quantità. Pensiamo si tratti di semplice zenzero e un poco di zucchero, ma invece è un prodotto decisamente peggiore di quanto immaginiamo. Viene acquistato dai locali in grandi quantità a prezzi bassissimi, direttamente dalla Cina (non viene mai preparato dal ristorante in cui lo mangiamo!), in sacchi già pronti nei quali il primo ingrediente — ancor prima dello zenzero — è l’aspartame: ingrediente tossico e gravemente pericoloso per la nostra salute. Fondamentale è sapere che la lista degli ingredienti riportata sull’etichetta di ogni alimento acquistato viene scritta in ordine di quantità degli ingredienti presenti: per esempio se prepariamo delle patate con sopra del sale e del pepe, dobbiamo elencare gli ingredienti in ordine di percentuale di quantità, che supponiamo potrebbe essere 99,5% patate e 0,3% sale e 0,2% pepe. Il primo ingrediente dovrebbe essere sempre l’alimento base (ad esempio le patate) che poi possono avere delle aggiunte (per esempio sale e pepe). Ma qualora invece il primo ingrediente di ciò che acquistiamo sia l’aspartame, e solo dopo l’alimento che vorremmo comprare (in questo caso lo zenzero), significa che la presenza di aspartame è maggiore dell’alimento presente in busta; perciò nel caso dello zenzero marinato, la quantità di aspartame è maggiore del peso dello zenzero stesso. 

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Dovremmo riflettere su quanti chili di aspartame vengano usati per preparare quel semplice zenzero marinato servito sulla ciotola decorata che ci sembra tanto inoffensivo, ma che danneggia direttamente e gravemente il nostro cervello e l’intero organismo. Inoltre, l’aspartame provoca assuefazione, il che ci obbliga a tornare al ristorante sushi per mangiare nuovamente quegli alimenti fra cui lo zenzero marinato (oltre lo stesso sushi che contiene aspartame, edulcoranti, ed altro!) perché il nostro cervello è assuefatto da quella droga e deve necessariamente riaverla. Non è una bella cosa: fintanto che crediamo di essere noi a scegliere, pensiamo che andare a mangiare al sushi sia bello e divertente, ma se capiamo che andiamo lì non perché ci piace, ma perché le sostanze artificiali sono droghe che costringono il nostro cervello a farcele piacere per convincerci ad assumerle nuovamente, dovremmo riflettere se sia realmente il caso di soddisfare quelle esigenze o se sia meglio disintossicarsi una volta per tutte. Di sicuro, all’inizio, sembra impossibile fare a meno del sushi, perché quelle sostanze sono troppo profondamente impresse in noi. Difatti la fame di sushi non è più un semplice desiderio di golosità, ma è a tutti gli effetti un’esigenza, perché il nostro corpo è assuefatto da quelle droghe. Basterebbe pensare al prezzo dello zenzero vero, che se acquistato fresco è piuttosto alto, eppure negli all you can eat ti viene buttato addosso a grandi quantità senza fine, per quanto costi poco, perché quello che ci stanno offrendo è aspartame con zenzero, e non zenzero con aspartame. Ecco perché per i ristoratori degli all you can eat, i prezzi sono decisamente inferiori e riescono a sostenerli con facilità. E pensare che fare lo zenzero marinato in casa è facilissimo e richiede solo 3 ingredienti, che sono zenzero, aceto e zucchero, e quest’ultimo si può anche sostituire con miele oppure altri dolcificanti naturali come sciroppo d’agave oppure d’acero. In secondo luogo negli all you can eat troviamo l’alga wakame, bellissima e servita fresca, ma solo di temperatura, perché in realtà di fresco non ha nulla: viene acquistata già pronta dalle Multinazionali, e i primi ingredienti sono aspartame, zucchero, coloranti, conservanti, e tanti altri agenti chimici che rendono innaturale sia il colore che il sapore dell’alga, per farla apparire più bella e volubile. Anche in questo caso l’alga wakame è l’ultimo ingrediente all’interno del preparato: l’alga wakame ha un prezzo piuttosto alto, ma se viene riempito di sostanze chimiche che la gonfiano e la rendono di un colore verde acceso fluo (molto bello da vedere certo, ma il suo colore naturale è marrone o verde scuro, il colore naturale da alga! E no, non dipende solo dal processo di cottura chiamato “scottatura”), i prezzi si abbassano notevolmente giacché il prodotto contiene oltre il 60-70% di sostanze chimiche e solo il restante di alga wakame. Ecco perché negli all you can eat l’alga wakame viene offerta in grandi quantità e senza limiti, nonostante in teoria avrebbe prezzi molto alti… ma acquistata dalle Multinazionali cinesi che creano miscugli chimici, l’alga wakame come anche quella nori è poco presente rispetto alla quantità degli altri ingredienti tossici, quindi il prezzo si abbassa. Possiamo pensare poi alle nuvole di drago, anch’esse acquistate come impasto confezionato, o al tofu, che nei ristoranti e nelle grandi distribuzioni viene scelto quello di peggior qualità, perché allungato da molteplici sostanze chimiche: non il semplice tofu che contiene solo acqua e soia, bensì tofu che contiene circa 30 ingredienti fra cui un pochino di soia! Perché riempire di 30 ingredienti, se il tofu vero è solamente acqua e soia? Perché allungando con ingredienti chimici, si può ottenere un preparato che sembra tofu, ma che costa 30-40 volte in meno! E non possiamo di certo ignorare il wasabi, che wasabi non è, bensì pasta di rafano all’interno di numerosi altri ingredienti tossici in quantità maggiore del rafano stesso. 

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Anche l’apparente innocua zuppa di miso, che possiamo acquistare biologica a prezzi adatti al nostro consumo, e che contiene come unici ingredienti quelli della soia, un cereale sul quale fermentare e del fungo koji, che attraverso il procedimento che prevede i fagioli di soia lasciati a fermentare nella muffa del riso oppure dell’orzo e il fungo, danno vita all’ingrediente più conosciuto dell’oriente: il miso con cui preparare la zuppa di miso. Ma questa zuppa se naturale ha un prezzo di un certo valore, non è gratis. Eppure, nei preparati per zuppa acquistati dalle grandi distribuzioni e quindi che noi possiamo trovare dai ristoranti cinesi/giapponesi, vi sono all’interno numerosi ingredienti chimici ancor prima del miso, fra cui aspartame, lievito di birra (che non ha motivo di esserci!), edulcoranti, zucchero, e tanti altri ingredienti chimici e dannosi che allungano la brodaglia e ne eliminano tutti i benefici. Sì perché la zuppa di miso sarebbe estremamente sana se fosse solo zuppa di miso: se contiene solo ingredienti naturali fornisce aiuto alla flora intestinale chiamata ad oggi microbiota. Ma poiché il miso offerto da tutti i ristoranti orientali non è quello sano, ma è quello industriale, contiene lievito di birra e tante altre sostanze chimiche che uccidono il microbiota, ragion per cui inizia la disbiosi e tutti i disturbi gastrointestinali anche molto gravi. Mangiare ai ristoranti sushi, specialmente quelli all you can eat, provoca disbiosi e disturbi gastro-intestinali molto gravi, a causa dell’eccesso di sostanze chimiche, tossine e metalli pesanti, che consumiamo senza essere avvertiti, quindi senza saperlo. Poi vediamo nascere malattie nel nostro corpo, infiammazioni nell’intestino come nel colon, come nei polmoni e nei reni, e ci domandiamo come mai sia potuto accadere. Gli anni di all you can eat si faranno sentire tutti. Lo stesso riso bianco utilizzato nel sushi oppure nei poké o servito in una ciotola carina con qualche chicco di sesamo, che pensiamo essere innocuo (dato che dovrebbe essere solamente riso, e basta!), non è affatto ciò che sembra. Infatti lo scopo di quel riso è “sostare” per molti giorni fuori dal frigo, il che significa accumulare una quantità incredibile di batteri e di istamina; per questo motivo, sperando di diminuire i danni, i ristoranti ammollano il riso in acqua con zucchero e altri dolcificanti chimici (come l’aspartame) per addolcire il riso e rallentare la proliferazione batterica (che non basta per impedirne l’accumulo); poi viene annegato nella colla di pesce (gelatina fatta di cotenna/cartilagine di maiale, usata per addensare; termine improprio perché all’interno, il pesce non c’è proprio!) e viene lasciato per giorni e giorni di fila fuori dal frigo e quindi a temperature e norme igieniche non adatte. Gli alimenti non dovrebbero mai restare a temperatura ambiente altrimenti proliferano vari batteri pericolosissimi per la salute umana, e dovrebbero sempre restare in frigo, oppure, se si tratta di alimenti caldi, dovrebbero restare sempre a temperature alte, per evitare la proliferazione. Comunque, gli alimenti devono essere ben conservati e poi consumati entro un massimo di 3 giorni; ma se si va al ristorante non pensiamo di mangiare piatti di 3 giorni prima, ma speriamo siano freschi. Invece, nei ristoranti orientali (sushi/cinesi/poké) il riso viene lasciato sul bancone (ti basti vedere il riso tenuto sul bancone in bella vista per la preparazione dei poké, pericolosissimo) e lì resterà per molti giorni di fila. Nel tentativo non funzionante di rallentare la proliferazione batterica, riempiono il riso di numerose sostanze chimiche fra cui aspartame e conservanti di vario tipo, così che il riso possa stare fuori frigo per più giorni. Noi crediamo di mangiare riso bianco appena cotto, invece mangiamo riso stra-colmo di ingredienti tossici e batteri che ovviamente proliferano lo stesso, preparato anche molti giorni prima. Ecco perché se mangi a casa un piattone di riso in bianco non ti gonfi, se invece al ristorante mangi una ciotolina piccola di riso in bianco, uscirai dal locale con la pancia gonfia e a forma di anguria, dura e che tira: la differenza non la fa il riso ma le sostanze all’interno. 

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La pancia gonfia “da sushi” non è dovuta al fatto che hai mangiato troppo, ma al fatto che hai assunto troppe sostanze chimiche che danneggiano il microbiota (aumentando i batteri cattivi e uccidendo quelli buoni) che istantaneamente gonfiano la pancia a pallone e causano eruzioni alla pelle. Infatti quelli che ti ritrovi dopo aver mangiato al sushi, non sono brufoli o acne da stress, quelli sono sfoghi dovuti alle troppe sostanze chimiche assorbite durante i pasti al ristorante. Se cucinassi gli stessi piatti in casa, utilizzando solo ingredienti sani, non subiresti minimamente gli stessi effetti negativi, ma anzi ti sentiresti molto bene. Domandiamoci perché preparare il sushi in casa è “tanto costoso” e al ristorante invece ce lo buttano addosso per quanto è a basso prezzo: perché a casa cucineremo alimenti veri, naturali e sani, mentre al ristorante ci vengono offerti unicamente preparati di sostanze chimiche che ci vengono venduti come naturali, quali non sono veramente. Dunque anche il semplice riso in bianco al ristorante diventa in realtà molto pesante e dannoso per il nostro organismo. Tutti questi “finti” alimenti, perché di ingredienti naturali ce ne sono solo piccole tracce, danneggiano gravemente la nostra salute sotto tantissimi fronti. Per quanto il sushi, i poké, e la cucina asiatica in generale siano sfiziosi e bellissimi da vedere, dobbiamo seriamente prestare attenzione ai danni alla salute che ci stanno provocando senza che ce ne rendiamo conto. Basta una sola giornata sfortunata per crearci danni con cui dovremo convivere per il resto della nostra vita.

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